Roulette russa al contrario

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martedìììi1Di Salvo Barbagallo

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La “roulette russa” è un gioco d’azzardo, potenzialmente letale, che consiste nel posizionare un solo proiettile in una rivoltella, ruotare velocemente il tamburo, chiudere l’arma da fuoco senza guardare, puntarla verso la propria testa e premere il grilletto (Wikipedia).

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Nell’Italia dei giorni nostri sembra che i nostri governanti si stiano trastullando alla “roulette russa” ma al contrario, cioè con nell’arma cinque proiettili su sei, lasciando alla fortuna la possibilità di sparare a vuoto. Con l’aggiunta che l’arma in mano non è a tamburo, ma a mitraglia. E’ sufficiente pensare quanti “proiettili” mortali ci sono in questa arma puntata alla testa della stabilità del Paese, per rendersi pienamente conto che il gioco può finire male al primo colpo (o alla prima raffica) che parte.

E’ vero, in questo momento l’attenzione degli italiani (e non solo, ovviamente, degli italiani) è indirizzata sui recenti pesanti attacchi terroristici che stanno allarmando a livello internazionale, e il timore che qualcosa di grave possa verificarsi anche nel nostro Paese è giustificato e comprensibile. Purtroppo non c’è soltanto la violenza del Califfato jihadista che bussa alla porta, ma anche i pressanti problemi interni che da tempo attendono una soluzione e che per tante fasce della società stanno diventando altri colpi in canna pronti per esplodere.

Come per la questione del terrorismo jihadista, anche per le altre “questioni” (disoccupazione in testa) i nostri governanti non hanno risposte e dimostrano una fragilità sconcertante nell’affrontarle. Forse si dovrebbe parlare di “incompetenza”, ma il termine diverrebbe un facile alibi dietro al quale nascondersi. Di che parliamo, dunque? Ne abbiamo dette di tutti i colori, le analisi della situazione (economica, politica, sociale) si sono ammucchiate le une sugli altri, ma non succede nulla. Si aspetta il colpo mortale? Prevenire ciò che può accadere contrapponendo soltanto sorrisi, parole (vuote) e speranze (false) è semplicemente illusorio, così come prendere solo atto che il Paese, da un capo all’altro, è in fibrillazione e se, fino ad oggi, non si è verificato il peggio è (quasi) esclusivamente per il senso di impotenza che pervade la collettività.

Nel lungo tunnel buio di una crisi la cui portata (a nostro avviso) ha pochi precedenti, non si vede spiraglio di luce, e forse il premier Matteo Renzi incomincia a rendersene conto.

L’allarme terrorismo ha posto in secondo piano l’emergenza migranti, ma i disperati che attraversano il Mediterraneo continuano a sbarcare, dalle navi militari  che li hanno “salvati”, nei porti nazionali. I migranti sono lì e il loro numero continua crescere. Dove vengono “collocati” provocano nelle popolazioni locali reazioni che le cronache non riportano. Il numero dei giovani (e meno giovani) senza lavoro continua a crescere, ma non fa notizia: a titoloni a tutta pagina sui giornali c’e la problematica drammatica della Grecia, la disoccupazione non fa notizia. Gli Scandali che coinvolgono le alte sfere della politica e del governo? Roba da poco, non fanno notizia.

In queste condizioni lo scenario che si presenta per gli italiani è un tramonto con nubi di tempesta. Ma chi ci governa (almeno in apparenza) sembra inerte, non reagisce se non (come detto) con i sorrisi e le frasi di circostanza. E anche le cose che scriviamo, alla fine, si perdono nel nulla.

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